ABC

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    AvatarBy Error 403 il 25 June 2015
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  2. Recensione Assassin's Creed: Unity

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    Recensioni Videogames
    By Error 403 il 23 June 2015
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    E' abbastanza difficile descrivere il rapporto fra giocatore e Assassin's Creed. E' una relazione abbastanza strana, costituita da alti e bassi, quasi come stare con una bella donna brillante e capace di mantenere invariato il suo fascino nel tempo con il savoir faire e una cultura pazzesca. Poi arriva l'atto pratico, e c'è sempre il rischio di trovarsi di fronte a spasmi e situazioni molto imbarazzanti che ci mettono davvero poco a far sparire quella magia. Ora, chiedo perdono per questa intro di cattivo gusto ma sono più che convinto che questo paragone sia molto azzeccato, dopotutto tutti noi abbiamo vestito i panni degli assassini così tante volte che ci siamo fatti un'idea ben precisa sulle loro avventure. Il marchio numero uno delle ambientazioni stupende in cui i giochi della serie trasportano ogni singolo utente, della narrativa piuttosto appassionante e della qualità dei contenuti. Di tempo tuttavia né è passato un po' troppo, e adesso tutti quei problemi appaiono evidenti quanto i difetti del partner in una coppia sposata o in una semplice coppia tromba-amico. Potrebbe essere proprio per questo che Assassin's Creed: Unity ci ha inizialmente catturato come non mai: era una ventata di freschezza, un qualcosa di nuovo, un titolo con le carte in regola per svecchiare il gampley. rivoluzionare la struttura, e innalzare i capitoli della serie finalmente a livelli mai visti in precedenza. Immaginate la mia e la vostra delusione quando, volati in Francia per una lunga sessione review con queste aspettative, ci siamo trovati di fronte a un gioco capace di gettare al vento buona parte delle sue immense potenzialità. Questo capitolo non è un brutto lavoro, che sia chiaro, ma sono troppe le teste cadute durante il suo sviluppo per potergli dare un premio. E' meglio cominciare con l'analisi, perchè le battutine e i rimandi al periodo storico hanno preso una piega abbastanza pessimista se non l'aveste notato.

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    Unity parte da una base narrativa che dovrebbe essere una manna dal cielo per una casa come Ubisoft, la rivoluzione francese. Poche software house al mondo avrebbero potuto trattare meglio quel periodo storico che è rimasto impresto in mente a tutti. Quindi questo capitolo completa una prima fase non poco interessante, di cui evito di spoilerare i minimi dettagli, ci si rende invece conto che l'approccio alla trama stavolta è piuttosto... spento, e manca di ispirazione. Nei panni di un giovane ragazzo di nome Arno, e non dimenticatevi l'accento sulla o, affronteremo una storia che rivede al centro politiche interne di templari e assassini, e che rappresenta solamente un piccolo passo avanti nelle tematiche che smuovo l'intera saga. La rivoluzione francese, a sua volta, non viene sfruttata a dovere, con pochi momenti in cui ci si sente partecipi degli smottamenti nell'ordine pubblico dovuti alle ...

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    Last Post by Error 403 il 23 June 2015
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  3. Recensione di Dragon Age: Inquisition

    AvatarBy Error 403 il 23 June 2015
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    Il decadimento delle software house è un fenomeno con cui piano piano ho imparato a convivere. Sappiamo che ogni cosa ha un inizio e a sua volta una fine, e anche giganti che sono stati capaci di regalare dei piccoli momenti di gioia ai loro fan posso dissolversi nel nulla, come è accaduto per LucasArts.
    Vi è però anche un'eventualità meno traumatica, più subdola e abbastanza velenosa, che sul lungo periodo può uccidere una casa nei cuori dei giocatori tanto quanto il fallimento: la perdita di fiducia. Quindi, basta una grossa delusione a rovinare una vita di successi, poiché rappresenta di solito l'inizio inarrestabile di una parabola negativa che termina nel disastro.
    Bioware non ha commesso errori irreparabili negli ultimi anni, anzi, con il secondo Dragon Age ha dato una forte spinta sull'azione ai fan della vecchia guardia, di mese in mese sempre più crudelmente convinti che questa fucina di meraviglie canadese ormai non volesse e potesse più creare un GDR duro e puro, di quelli in grado di far felice anche i fanatici dei numeri, delle avventure enormi e dei mari di testo scritto.
    Dragon Age: Inquisition è dunque per me, per molti altri, una prova importantissima, che deve rappresentare la rinascita di questo talentuoso e possente team nel genere più complesso, difficile da gestire e meravigliosamente brillante in circolazione.
    Bene, gioite, perchè dopo averlo provato varie notti e coi crampi alle mani e alle natiche per variate ore passate davanti allo schermo della mia televisione posso affermare con certezza che casa Bioware è tornata.

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    Torniamo al fattore che è possibile notare subito, ovvero la trasformazione in Open World.
    All'inizio in possesso della fortezza di Haven, in Inquisition ci verrà dato modo di gestire un trittico di agenti da spedire in varie missioni, e di aprire nuove mappe esplorabili spendendo punti potere guadagnati completando missioni e chiudento varchi nell'oblio con l'ausilio di un misterioso potere infuso nella nostra mano destra. Non bisogna sottovalutare la massa del gioco perché essa può essere devastante, poiché casa Bioware non si è limitata a piazzare qualche grossa mappa qua e là, ma ha finemente costruito ogni ambientazione, riempendola tutte di quest e fancendole continuare per vari chilometri.
    Se il tutto non vi stupisce, dovete sapere che offre qualcosa come una ventina di ore di contenuti tra missioni, oggetti da recuperare e varchi da ricucire, la mascella non potrà cadervi quando, passato una quindicina di ore, abbandonerete Haven e vi ritroverete a iniziare realmente l'avventura.
    Già, avete capito bene, dopo quindici ore Dragon Age Inquisition finalmente inizia, una situazione che ha dell'incredibile e dimostra una reale volontà di creare qualcosa di impressionante per i fan.
    Ovviamente, tanti contenuti servirebbero a ben poco senza un gameplay affinato...

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    Last Post by Error 403 il 23 June 2015
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  4. Recensione di L'Ombra di Mordor

    AvatarBy Error 403 il 23 June 2015
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    Sarà stato il marketing aggressivo, o l'eccesso di hype che circonda tantissimi videogames di recente. ma i critici della situazione hanno sempre più motivi per darla vinta alla cosiddetta "legge di Murphy". Approcciare ogni situazione con la consapevolezza che difficilmente le cose andranno per il meglio aiuta spesso e volentieri a schiarire la mente, e permette di valutare con molta più lucidità i miglioramenti laddove sono state fatte diverse modifiche sensibili rispetto alle prime versioni di un titolo. E' anche per questo che ci capita alle volte di essere cattivelli in sede di preview. Uno di questi casi riguarda sicuramente è l'Ombra di Mordor: il nuovo lavoro di casa Monolith che ci era sembrato ad una prima occhiata un riciclone di meccaniche prese di peso da prodotti ben più noti, e la sua principale novità non aveva dato l'impressione di poter rimescolare gli ingredienti a sufficienza. Quando è arrivato sul mio computer, dunque, lo ho approcciato con l'espressione mesta di chi sta per andare in guerra,
    Oggi sono qui per dirvi che ogni tanto è il caso di essere ottimisti, e che dopo una porta dove ci si aspetta un deserto di idee si può trovare un'oasi rigogliosa. Quindi i Monolith mi hanno convinto e spero anche a voi che con il loro titolo ambientato nella Terra di Mezzo, e l'hanno fatto dimostrandoci di avere le uniche caratteristiche che non possiamo mai fare a meno di premiare durante una review: passione per i videogiochi, intelligenza nel game design e un pizzico di sana furbizia.

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    Gli sceneggiatori di Shadow of Mordor si sono trovati davanti una gatta da pelare di quelle dal pelo ispido tra le mani quando hanno dovuto scrivere una storia per il gioco. L'epica di Tolkien è sicuramente sconfinata, vanta una schiera di appassionati preparatissimi e non è di facile fruizione. L'impresa, tuttavia, gli è riuscita degnamente, in primis perchè la strada scelta è più simile a quella dei film di Jackson che alla frequentemente prolissa narrativa del Silmarillion. Noi giocatore vestiremo i panni di Talion, un ranger di Gondor messo a guardia del cancello nero di Mordor. I giorni scorrono abbastanza tranquilli, tolto l'occasionale assalto degli orchi, finchè il distaccamento di Talion non viene attaccato dalle forze di Sauron e la sua famiglia sgozzata davanti ai suoi occhi da un misterioso necromante. Qui il ranger però non raggiunge i suoi cari nell'aldilà, ma si risveglia a Mordor, posseduto dallo spirito di un lord elfico che non ricorda la sua identità e dotato di poteri che solo un'essere bilico tra la vita e la morte può sfruttare. Ora la nostra missione è solamente una: trovare chi ci ha maledetto ed eliminarlo, per poi finalmente abbracciare la fine. Come alcuni fan del Signore degli Anelli avrann...

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    Last Post by Error 403 il 23 June 2015
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