Il decadimento delle software house è un fenomeno con cui piano piano ho imparato a convivere. Sappiamo che ogni cosa ha un inizio e a sua volta una fine, e anche giganti che sono stati capaci di regalare dei piccoli momenti di gioia ai loro fan posso dissolversi nel nulla, come è accaduto per LucasArts.
Vi è però anche un'eventualità meno traumatica, più subdola e abbastanza velenosa, che sul lungo periodo può uccidere una casa nei cuori dei giocatori tanto quanto il fallimento: la perdita di fiducia. Quindi, basta una grossa delusione a rovinare una vita di successi, poiché rappresenta di solito l'inizio inarrestabile di una parabola negativa che termina nel disastro.
Bioware non ha commesso errori irreparabili negli ultimi anni, anzi, con il secondo Dragon Age ha dato una forte spinta sull'azione ai fan della vecchia guardia, di mese in mese sempre più crudelmente convinti che questa fucina di meraviglie canadese ormai non volesse e potesse più creare un GDR duro e puro, di quelli in grado di far felice anche i fanatici dei numeri, delle avventure enormi e dei mari di testo scritto.
Dragon Age: Inquisition è dunque per me, per molti altri, una prova importantissima, che deve rappresentare la rinascita di questo talentuoso e possente team nel genere più complesso, difficile da gestire e meravigliosamente brillante in circolazione.
Bene, gioite, perchè dopo averlo provato varie notti e coi crampi alle mani e alle natiche per variate ore passate davanti allo schermo della mia televisione posso affermare con certezza che casa Bioware è tornata.
Torniamo al fattore che è possibile notare subito, ovvero la trasformazione in Open World.
All'inizio in possesso della fortezza di Haven, in Inquisition ci verrà dato modo di gestire un trittico di agenti da spedire in varie missioni, e di aprire nuove mappe esplorabili spendendo punti potere guadagnati completando missioni e chiudento varchi nell'oblio con l'ausilio di un misterioso potere infuso nella nostra mano destra. Non bisogna sottovalutare la massa del gioco perché essa può essere devastante, poiché casa Bioware non si è limitata a piazzare qualche grossa mappa qua e là, ma ha finemente costruito ogni ambientazione, riempendola tutte di quest e fancendole continuare per vari chilometri.
Se il tutto non vi stupisce, dovete sapere che offre qualcosa come una ventina di ore di contenuti tra missioni, oggetti da recuperare e varchi da ricucire, la mascella non potrà cadervi quando, passato una quindicina di ore, abbandonerete Haven e vi ritroverete a iniziare realmente l'avventura.
Già, avete capito bene, dopo quindici ore Dragon Age Inquisition finalmente inizia, una situazione che ha dell'incredibile e dimostra una reale volontà di creare qualcosa di impressionante per i fan.
Ovviamente, tanti contenuti servirebbero a ben poco senza un gameplay affinato...
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